mercoledì 26 giugno 2013

Ferrari 288 GTO



Lo sviluppo della 288 GTO venne avviato, partendo dalla meccanica della 308 GTB per partecipare alle gare del Gruppo B. Mauro Forghieri, capo progettista Ferrari, coinvolse nella progettazione del nuovo modello anche la Michelotto Automobili (scuderia che correva con delle 308 GTB[1] dotate di carrozzeria in vetroresina). A sottolineare la derivazione dalla 308 GTB della 288 GTO, presentata al salone dell'automobile di Ginevra del 1984, contribuiva anche la linea di Pininfarina. Se esteticamente la nuova supercar di Maranello sembrava una 308 GTB gonfiata con gli steroidi (parafanghi allargati, spoiler maggiorati, feritoie), le novità erano parecchie. La carrozzeria (in realtà completamente nuova) era in Kevlar, mentre il motore V8, con cilindrata ridotta a 2855 cm³, dal quale derivò il motore delle sport-prototipo Lancia LC2. Era sovralimentato da due turbocompressori IHI con due intercooler. Il cambio, dotato di radiatore dell'olio, era, inoltre, montato a sbalzo dietro al propulsore. Fu la prima Ferrari dotata di iniezione elettronica derivata dalla formula 1 la Weber-Marelli IAW che ne addolciva leggermente il pur rude carattere. Con una pressione di sovralimentazione di 0,9 bar e 400cv di potenza massima, per la 288 GTO erano dichiarati i 305 km/h di velocità massima e il tempo di 12,7 sec per coprire i 400 mt da fermo. Nonostante i "numeri" da primato la vettura, priva di dispositivi elettronici di controllo, era assai nervosa a causa anche dell'erogazione della potenza poco lineare (il famoso ritardo di risposta dei motori turbo di quegli anni). Il programma di partecipazione alle competizioni non venne mai portato a termine, ma i 272 esemplari di GTO prodotti furono venduti rapidamente. La sua erede ideale fu la F40 del 1987.

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